Prove di evoluzione
Pubblicato il 13/6/2014 in Cronache, Editoriali
Nel 2013 in Italia le immatricolazioni di autocarri pesanti (PTT superiore a 3,5 tonnellate) sono state 5.545, con una diminuzione del 19,8% rispetto all’anno precedente. Nel 2012 la riduzione, anzi il vero e proprio crollo, era stato del -41,4%. Dai primi dati del 2014 sembra che la regressione sia ulteriormente rallentata e tra i costruttori c’è un cauto (molto cauto) ottimismo sull’andamento di quest’anno. Certo su questo dato peserà sicuramente il fatto che il parco circolante in molte aziende è arrivato al limite, e il ricambio di alcuni veicoli si rende necessario per stare sul mercato, ma un’eventuale ripresa nelle vendite (a questo punto sarebbe consolante anche una crescita zero) potrebbe rappresentare un segnale importante per il settore.
Sul fronte politico c’è da registrare l’importante vittoria del mondo associativo, che è riuscito a scongiurare per il momento i tagli sui rimborsi delle accise, una vera e propria mannaia sulla testa delle imprese, e a portare a casa il pagamento dell’Ecobonus 2010: in una fase caratterizzata da tagli e politiche di contenimento della spesa, il mantenimento dello status quo – se escludiamo le riduzioni tutto sommato contenute alle risorse annuali per il settore – rappresenta una prova importante che le associazioni di categoria hanno superato. Sono altre le prove che però attendono ancora le associazioni impegnate nella difesa di questo settore: dal Sistri – la cui esclusione per le piccole imprese non ha riguardato l’autotrasporto – al cabotaggio, sulla cui liberalizzazione si è riacceso il dibattito dopo le parole del Commissario Europeo (uscente) Kallas, prontamente frenate dalla Conferenza di Parigi, dove è stata importante la presenza italiana. Su tutto, il dibattito sui costi minimi di sicurezza, alimentato da una nuova convocazione – per ora rinviata – del tavolo tripartito con la committenza, dalla firma di un protocollo di intesa per la creazione di un accordo volontario, quello sui leganti idraulici (in pratica il vecchio accordo sul cemento) e, soprattutto, dall’attesa della decisione della Corte di Giustizia europea sulla vicenda. Attesa che potrebbe risultare vana nel caso, tutt’altro che improbabile, di una sentenza che lasci spazio ad interpretazioni.
Tweet